Corsi di italiano, consulenza legale, burocratica e sostegno alle donne ed alle vittime di violenza, ragazzi, minori non accompagnati e famiglie in difficoltà . Ecco tutte le attività promosse dalla cooperativa sociale Dedalus e dalla sua storica sede del centro partenopeo.
Al civico 65 di Vico tutti i Santi, nel cuore di Napoli, le porte del centro interculturale Nanà sono sempre aperte per accogliere, assistere e informare ragazzi, donne e famiglie in difficoltà di qualsiasi provenienza. Si tratta di uno spazio di aggregazione, di crescita, di confronto e condivisione di esperienze dove giovani e famiglie immigrate, possono trovare risposte, opportunità ed assistenza professionale ai fini di vedere tutelati i propri diritti. Con grande impegno e competenza, gli operatori della cooperativa madre “Dedalus” accolgono le richieste di aiuto o semplicemente creano momenti di crescita culturale e aggregazione sociale per i giovani, in particolar modo per i minori che si apprestano a cominciare un nuovo percorso di vita, spesso soli, in una nuova terra molto lontana dalla casa e dagli affetti che hanno lasciato a molte miglia da qui.
“Spesso ci troviamo ad affrontare problemi legati alla tratta di esseri umani, violenze, percosse subite – spiega attentamente Edlir Sina – mediatore ed assistente sociale Dedalus – ragazze che non hanno raggiunto la maggiore età , madri di famiglia con bambini anche molto piccoli. Le difficoltà sono enormi , molti cercano di fuggire dall’oppressione degli aguzzini e da coloro che agiscono nel male privandoli della propria libertà, della propria dignità. Io come operatore sociale, come uomo e come padre ho il compito di accogliere e mettere in sicurezza e protezione le vittime di violenza . Il mio ruolo di mediatore – dice Edlir – mi permette di collegare mondi che apparentemente sembrano irragiungibili ma che con il giusto impegno possono incontrarsi anche facilmente: accolgo la richiesta di aiuto, mi occupo di trasferirla alle autorità territoriali competenti e seguo l’evoluzione della situazione fino al raggiungimento della soluzione. E conclude – non girerò mai le spalle davanti ad una situazione di pericolo .”
Hawa Mohamed Ali Mediatrice culturale
E’ una grande famiglia quella del centro Nanà. Nessuna gerarchia e nessuna classificazione: solo accoglienza sostegno e supporto sia di natura psicologica, sociale, linguistica e legale. Dalle parole di Hawa Mohamed, mamma del centro Nanà, emerge una storia infinita di racconti di vissuti difficili e di storie di rinascita : “Sono in Italia da 31 anni e da 10 mediatrice culturale del centro – il mio compito di “mamma” è molto delicato. Spesso i minori che arrivano qui hanno vite ed un passato difficile, io anche solo con uno sguardo cerco di avvicinarmi alla loro anima per permettergli di sentirsi protetti tra le mille difficoltà che hanno e che stanno affrontando. Accompagno i ragazzi nel lungo iter del raggiungimento della “regolarizzazione” che gli consentirà di vivere in conformità alle leggi italiane . Il momento più emozionante per me – dice Hawa – è quando ci troviamo davanti al poliziotto che ci consegna i documenti per la regolarizzazione, per poter finalmente vivere in conformità con la legge, il ragazzo si illumina e vede aprirsi finalmente la possibilità di una nuova vita! Per me è la cosa più bella”.
Dunque, la partecipazione attiva ed il sostegno rendono le attività svolte, nella sede di Vico tutti i Santi, un momento di grande vicinanza a tutti coloro che cercano un luogo dove liberarsi dalla paura ed affrontare il nuovo percorso di vita: si promuovono iniziative come laboratori linguistici, attività ricreative e sportive, partecipazioni a congressi e seminari, laboratori artistici ed espressivi e momenti dedicati al racconto delle proprie esperienze, alla lettura di un libro e percorsi scolastici interculturali. Ed ancora orientamento alla formazione ed al lavoro nonché all’erogazione dei servizi territoriali come l’ottenimento di documenti e ancora come la ricerca di un alloggio o di un percorso professionale formativo. Spiega Paola Loffredo assistente sociale della cooperativa Dedalus che opera principalmente nel Centro Nanà “ il momento più difficile è quello dell’approccio. I ragazzi che arrivano da noi sono spesso soli ed hanno vissuto momenti molto difficili. Chi è arrivato attraversando il mare in condizioni estreme o nascosto in un camion per giorni interi… molti sono richiedenti di protezione umanitaria. Bisogna creare un rapporto di fiducia, un’intesa che permetta loro di aprirsi in modo da poter ricostruire una storia personale. Così facendo è possibile capire le proprie necessità e trovare la strada giusta per avviarli ad un’autonomia personale e lavorativa. La nostra cooperativa dispone anche di alloggi e case di accoglienza – conclude Paola – tra i ragazzi si crea cosi’ un legame ed un sostegno a catena che ci permette di vedere crescere così la nostra grande famiglia muticulturale”.
Claudia Cannavacciuolo