“…ed è quando butti via i documenti che ti hanno fornito, quando ormai puoi andare solo avanti senza voltarti più indietro che smetti di essere quello che eri e ti trasformi in migrante….in clandestino…”.Dilal
Il mediatore racconta le tragiche esperienze dei migranti che hanno battuto la rotta libica e l’inferno dei sequestri e dei rapimenti.
Md Dilal Hossen ha 19 anni, proviene da Sylhet, una città a nord-est di Dacca in Bangladesh ed è in Italia da quando ne aveva 17. Quando è partito non sapeva cosa il destino gli avrebbe riservato, quanto sarebbe durato il suo viaggio cosa sarebbe potuto accadere ma aveva un unico obiettivo segnato su un pezzetto di carta… una scritta “Dedalus – centro interculturale Nanà- Napoli”. Qualche amico gli aveva parlato di questo posto, un luogo che rappresentava il suo traguardo, l’associazione che gli avrebbe permesso di iniziare a costruire il suo futuro. Insomma, un semplice passaparola che gli ha completamente cambiato la vita perché oggi Dilal è un bravo mediatore culturale della Dedalus che svolge il suo lavoro con grande professionalità, preciso e meticoloso, un interprete valido e preparato che parla ben cinque lingue: bangla, urdu, hindy, inglese ed italiano.
Kean Bridge nel centro di Sylhet in Bangladesh
I:Cosa facevi in Bangladesh? Puoi raccontarci qualcosa della tua famiglia, della tua vita?
D.H. : Certo, provengo da un piccolo villaggio vicino a Sylhet, lì vivevo con la mia famiglia dove abbiamo una bella casa e non mancava il necessario ma crescendo ho subito capito che dovevo rimboccarmi le maniche ed iniziare a studiare e lavorare perché le cose non andavano poi così bene . Ho due fratelli che lavorano come tassisti io invece desideravo continuare gli studi. Infatti a 14 anni lavoravo, nel mio tempo libero, in un ristorante prima come lavapiatti poi, piano piano, come cuoco senza mai trascurare gli studi.
I: Quando hai deciso di partire? Chi ti ha aiutato a pianificare il viaggio?
D.H. Parlando con degli amici mi raccontavano di storie di altri amici che erano arrivati in Europa, per studiare, lavorare, delle possibilità che avevano avuto in un posto diverso e così ho deciso che ci avrei provato. I miei genitori mi hanno appoggiato perché volevano che io fossi felice anche se ciò significava stare lontano da casa. Così questi amici mi hanno presentato delle persone, i cosiddetti “Passeurs” che stavano organizzando una partenza per l’Europa ….eravamo una decina di persone.
I: Ti è stato subito chiesto dei soldi…quanto costa un viaggio simile? Cosa ti hanno detto riguardo le rotte ed i percorsi che avresti dovuto seguire, ti hanno detto quanto tempo sarebbe durato tutto l’attraversamento?
D.H. Dal Bangladesh costa circa sei o settemila euro…anche di più! Paghi tutto in anticipo perché devi ricevere biglietti aerei, visti, documenti….e poi speri che vada tutto per il meglio! Mi hanno parlato di due rotte: una con passaggio per la Turchia ed è quella che ho percorso io e l’altra per la Libia ma quello è un inferno vero e proprio.
I: Potevi scegliere la rotta da seguire, potevi scegliere di evitare il passaggio dalla Libia?
D.H. No assolutamente. Decidono loro in base ai loro calcoli, sono delle persone organizzatissime e tecnologicamente molto attrezzate. Devi affidarti, io sono stato fortunato ma molte persone che ho conosciuto hanno visto morire i propri compagni di viaggio, i racconti di quelli che sono stati rapiti e sequestrati in Libia sono raccapriccianti.
I:Cosa ti hanno raccontato della Libia? Come vengono trattati i migranti che vengono sequestrati ?
D.H: Mi hanno raccontato che vengono presi da criminali appartenenti alla rete del traffico internazionale di uomini o da poliziotti corrotti. Vengono sequestrati e messi in prigione o nelle stanze completamente chiuse senza cibo e acqua per giorni interi. Anche 100 persone in una stanza,quindi immagina in che condizioni igieniche. Spesso queste persone si ammalano o muoiono in questi posti dove restano segregati anche per mesi.
(immagine tratta dal web)
I:Quali sono le condizioni per la liberazione?
D.H. Ovviamente pagare più soldi possibile per farti continuare il viaggio. Loro si informano sulla famiglia e sulle possibilità economiche dei familiari dei prigionieri così capiscono quanto possono chiedere, quanto possono ricavare. Se ti fai mandare i soldi ti lasciano “libero” ma significa solo che puoi raggiungere il barcone che “dovrebbe” portarti in un luogo sicuro, di accoglienza.
I: Ma la cronaca ci mostra quotidianamente che molto spesso queste imbarcazioni di fortuna non raggiungono la destinazione promessa….moltissimi muoiono in naufragi o incidenti durante l’attraversamento in mare, quindi parlare di libertà è ancora presto…
D.H. Si perché poi ti lasciano libero ma può capitare che un altro gruppo di trafficanti ti sequestri nuovamente o ti riporti ancora nella stessa prigione con lo scopo di estorcere altri soldi ancora. Ad ogni modo il barcone, in quel momento, diventa l’unica speranza…e poi vivere o morire!
I: Il tuo percorso invece? Puoi raccontarci come sei arrivato in Italia?
Il mio viaggio rappresenta la rotta per la Turchia/Grecia diciamo meno pericolosa della rotta libica. Sono partito dal Bangladesh con un aereo per l’Iran. Arrivato lì ho buttato via i documenti falsi che mi avevano fornito gli organizzatori, ed è in quel momento, quando ormai puoi andare solo avanti senza voltarti più indietro che smetti di essere quello che eri e ti trasformi in migrante….in clandestino! In Iran, i “Passeurs” hanno accompagnato il mio gruppo per un pò….circa 7 ore di cammino notturno per le montagne che delimitano il confine turco. Bisognava prestare molta attenzione alle indicazioni dei “Passeurs” per evitare i controlli di sicurezza e per seguire il sentiero giusto…se si sbaglia strada rischi di camminare per ore senza arrivare da nessuna parte! Arrivati in Turchia raggiungere la Grecia è abbastanza semplice….si tratta di percorsi con mezzi tipo taxi o a piedi per un pezzo….poi con la barca. In Grecia sono stato nei primi centri di accoglienza dove ho incontrato rifugiati provenienti da ogni parte del mondo….poi sono imbarcato per l’Italia fino ad arrivare qui a Napoli.
Mediazione culturale al centro di Vico tutti i Santi
Dilal con Lassaad Azzabi, coordinatore del centro Nanà
I: Ora lavori per la cooperativa Dedalus, la stessa che ti ha sostenuto, formato ed aiutato appena arrivato in Italia. E’ un bel traguardo!
D.H. Si, sono stato molto fortunato, ogni giorno per me è una conquista, una battaglia che vinco. Ho ancora tanto da fare…voglio migliorare e non fermarmi. Continuare a studiare, c’è ancora molto da imparare…il mio obiettivo è diventare un professionista vero e dare aiuto a chi ha intrapreso il mio stesso percorso….essere un esempio.
I: Cosa vorresti dire ai ragazzi che vedono l’Europa come un sogno, come una possibilità per il futuro?
D.H: La situazione è molto complicata, in realtà non è cosi facile e luminoso come sembra…l’Europa è un posto bello ma bisogna lottare e dare 100% per avere un’opportunità. Ci vuole tanta forza e coraggio….pazienza e buona volontà. Bisogna essere pronti a lavorare duro per imparare ed avere fiducia in se stesso. Ci sono grandi sacrifici per arrivare al proprio obiettivo e cioè quello che ha spinto noi ragazzi a lasciare la nostra terra, amici e parenti….la strada è in salita, non bisogna pensare all’Europa come ad un “piatto pronto” ma bisogna guadagnarsi un “posto” nel nuovo Paese con grande impegno, studio e lavoro. Non bisogna ascoltare i pregiudizi. Io so chi sono e quanto valgo. Non bisogna farsi disturbare dalle chiacchiere della gente…andare avanti sempre e lasciare le stupide chiacchiere alle tue spalle!!!! La risposta al pregiudizio è quello che sono….quello che ho costruito!
Claudia Cannavacciuolo