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Storie di Noi: Saud Jutt

Storie di Noi: Saud Jutt
Storie di Noi: Saud Jutt

Mi chiamo Saud Jutt, sono arrivato qui in Italia dal Pakistan un anno fa. Sono partito da Sialkot, la mia città, e ho preso il treno per Karachi e dopo una barca fino in Iran, poi in macchina e un po’ a piedi sono arrivato in Turchia, dalla Turchia sono passato in Grecia ancora una volta in barca poi sono arrivato a Bari, in Italia. In tutto questo viaggio c’era con me mio fratello. A Bari abbiamo incontrato un amico pakistano che ci ha fatti arrivare a Napoli. A Napoli poi ho incontrato un altro amico che ci ha ospitato a casa sua e mi ha fatto conoscere il Centro Nanà e poi sono entrato in comunità. Da grande vorrei diventare pizzaiolo, perchè da quando sono arrivato a Napoli mi sono innamorato di questo lavoro e mi piace la pizza!

🙂

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A volte ritornano…Vlad :)

A volte ritornano…Vlad :)
A volte ritornano…Vlad :)

Ciao a tutti,

Sono Vladyslav Horbachov, per gli amici Vlad…ho già raccontato qui sul blog la mia storia e spero che tutti l’avete letta. Dopo aver abitato per 8 mesi nella comunità Vavisol, ora vivo a Roma ma col mio cuore torno ancora una volta qui a Napoli e al Centro Nanà. Torno perchè voglio ringraziare un po’ di persone…

Ringrazio Lassaad, Laura, Edlir, Gina, mama Hawa, Halyna, Cecilia, Paola, Ismahan, Glauco, Nunzia…siete stati come una famiglia per me…

Ringrazio tutti quelli che lavorano alla Dedalus e al Centro Nana. Siete delle persone bravissime,aiutate noi stranieri che siamo in Italia senza documenti, casa e famiglia. Io ho passato con voi dei momenti meravigliosi…bellissime feste grandi passeggiate, attività e tanto sport…

Nella comunità poi ho conosciuto tanti amici: Ousmane, Azizul, Yamadu, Imran, Amadou, Ibrahim, Dilal,Silla…e tanti altri…

Per me avete fatto tanto…mi avete aiutato ad avere i documenti, mi avete insegnato l’italiano, mi avete appassionato e insegnato la cucina e l’informatica, ho giocato a calcio e sono andato in piscina, mi avete dato cibo e casa, cure mediche e vi siete presi cura di me.

Alla fine vi devo dire grazie anche per le “multe” che ho ricevuto, perchè sono servite per farmi imparare dia miei errori. .

Grazie!!!!!!!!!

Grazie!!!!!!!

Grazie!!!!!!!!

Mi mancate e spero che anche voi sentite la mia mancanza.

Grande bacio a tutti.

Ciao.

Il vostro Vlad.

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“Corpus comune”: giovani migranti&l’arte con Marisa Albanese

“Corpus comune”: giovani migranti&l’arte con Marisa Albanese

Da Lampedusa a Napoli.

Dal luogo simbolo dell’emergenza umanitaria dei viaggi della speranza e della morte, alla città dell’accoglienza che non erge muri ma abbraccia.

Così Corpus Comune, il progetto nomade di Marisa Albanese che virtualmente ripercorre le rotte degli immigrati, approda a Napoli e i ragazzi del Centro Interculturale Nanà ne sono i protagonisti.

Il 20 giugno, Giornata internazionale del rifugiato, raccolti tutti intorno ad un tavolo, con a disposizione penne, matite, colori, acquerelli, fogli e supporti per disegno, pittura e scultura, i ragazzi si trovati coinvolti in un processo di creatività che mira a far emergere  le loro storie, i loro vissuti, le loro emozioni…le loro voci.

In un momento storico in cui ha sempre più senso chiedersi quale sia il significato della giornata istituita dalle Nazioni Unite nel 1951, l’espressività artistica emersa dai disegni di ogni singolo giovane migrante ha reso lampante una cosa: la loro percezione dell’innalzamento delle barriere e dei muri contro chi fugge dalla guerra  semplicemente alla ricerca del diritto alla vita, una vita degna di essere vissuta.

Nei primi due incontri, di una serie che avranno cadenza bisettimanale per il mese di giugno e che verranno da ripresi poi a settembre, i ragazzi del Centro Interculturale Nanà, dopo aver ricordato il momento cruciale nelle loro giovani vite, quello del viaggio che li ha condotti lontani dalla loro terra d’origine, hanno messo nero su bianco (sarebbe meglio dire a colori su bianco) le emozioni, i ricordi e il dolore che hanno vissuto…ciascuno focalizzando l’attenzione su un particolare speciale e volendolo rendere “materia” sulla carta e non solo…

Il mare, il deserto, un albero, degli uccelli, capanne, camion, autobus, strade, i confini, le armi, le barche, una chitarra, il viso di qualcuno o il palmo di una mano…tutto ha preso corpo  nei colori forti e bizzarri dei disegni e nel calco di gesso di braccia e mani che quel vissuto difficile lo porta addosso ma riesce a trasformarlo in arte…in bellezza.

Così i ragazzi si sono raccontati…in silenzio ma con forza…

Così i ragazzi continueranno ad esprimersi con l’arte per costruire la bellezza…loro che ricordano l’inferno disegnandola e che nei loro occhi hanno il mare che hanno attraversato e il mondo intero…

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